L’inclusione scolastica dei bambini con autismo rappresenta una sfida complessa e delicata, che coinvolge non solo gli insegnanti, ma anche le famiglie, le strutture educative e la società nel suo complesso.
Ogni bambino ha esigenze specifiche e il suo percorso educativo richiede una personalizzazione che vada oltre le normali pratiche didattiche.
La continuità tra casa e scuola, il supporto specialistico e la formazione adeguata degli insegnanti sono quindi elementi fondamentali per garantire un’esperienza scolastica che non solo rispetti, ma valorizzi le potenzialità di ogni bambino.
ABAut offre attraverso il progetto Scuola Insieme consulenza in loco e un affiancamento ai docenti da parte dei tutor che seguono il bambino/ragazzo.
Lato genitori, in questi anni abbiamo sentito molte cose: possono essere varie le difficoltà emotive e organizzative che incontra un genitore quando inserisce il proprio bambino a scuola. Per i bambini autistici questo passaggio è, oggettivamente, una questione più delicata.
Oggi vi vogliamo raccontare la storia di Daniele, un bambino autistico di sette anni che quest’anno ha iniziato la prima elementare.
Lo vogliamo fare perché le problematiche legate alla scuola mettono spesso in difficoltà le famiglie e siamo convinti che solo attraverso la condivisione, la formazione e la comunicazione tra scuola e famiglia, queste problematiche possano ridimensionarsi.
In quali giorni Daniele rimarrà a casa? è stata la prima domanda che è stata rivolta alla mamma di Daniele. Con il marito e le insegnanti della scuola materna, la mamma aveva deciso di posticipare l’ingresso di Daniele alla scuola primaria, per assicurarsi che fosse davvero pronto a fare questo passo.
La mamma lavora in un’azienda che l’ha supportata nella cura del figlio, offrendole un part-time per poterlo accompagnare agli appuntamenti riabilitativi pomeridiani.
Quando ha partecipato alla prima riunione con la scuola, quella in cui ti spiegano cosa portare, come organizzare l’astuccio e a che ora usciranno i bambini nelle prime settimane, si è sentita colpita dalla domanda: “Quando Daniele rimarrà a casa?”
Per lei, era scontato che Daniele avrebbe dovuto andare a scuola ogni giorno, come tutti gli altri bambini. Anzi, ricordando l’approccio della scuola materna, dove le insegnanti erano sempre dispiaciute se Daniele mancava, aveva deciso di spostare tutte le sue terapie al pomeriggio.
Ora siamo a febbraio, quasi in primavera, e Daniele ha già cambiato più volte l’insegnante di sostegno. Quando la mamma lo va a riprendere a scuola, ha spesso la sensazione che non ci sia continuità nell’intervento. Ogni volta che chiede com’è andata la giornata, la risposta riguarda solo l’ultima ora, senza una visione d’insieme.
Prima della recita di Natale, la chat dei genitori è esplosa di entusiasmo: l’emozione di vedere i propri figli cantare e recitare per la prima volta era palpabile. La mamma di Daniele ha chiesto che cosa avrebbe fatto Daniele, e le è stato risposto che sarebbe stata una bella festa. Purtroppo, quel giorno, Daniele non è stato incluso nei canti. Daniele ha osservato i suoi compagni cantare, seduto in grembo alla sua mamma, come fa sempre.
È stato uno spettatore, non uno dei protagonisti.
Ogni bambino, indipendentemente dalle sue caratteristiche, ha il diritto di sentirsi parte di un gruppo, di contribuire con le sue capacità e di vivere la scuola come un ambiente accogliente e stimolante.
L’inclusione non è solo un obiettivo, ma un percorso da costruire giorno dopo giorno, con il contributo di tutti. Con il giusto supporto, la formazione adeguata e la volontà di ascoltare e collaborare, possiamo creare scuole in cui ogni bambino possa esprimere il proprio potenziale e sentirsi accolto.
La storia di Daniele è quella di tante famiglie che affrontano con determinazione questo cammino. E insieme, possiamo renderlo più semplice.