Cosa prova una professionista quando entra per la prima volta in una famiglia?
Lo abbiamo chiesto a Giulia Bicego, psicologa e psicoterapeuta, che lavora con ABAut da molti anni.
Giulia è una professionista determinata e sicura delle sue competenze. Eppure, nel dialogo emerge una profondità che va oltre l’esperienza tecnica: ha la maturità di una psicoterapeuta di lungo corso, ma sorprende quando afferma che, entrando in una nuova casa, non pensa a nulla. In quel momento, l’apparente sicurezza si dissolve, lasciando spazio a un approccio fatto di ascolto e apertura.
“All’inizio non era così” racconta. “Ero appena uscita dall’università, avevo fatto dei corsi di specializzazione, credevo di sapere come approcciarmi a qualsiasi contesto. Ora invece non penso a nulla, sospendo il giudizio e cerco di farmi contaminare. Non è stato sempre così, sai. Ci ho messo un po’ a capirlo. In questo lavoro ci vuole prima di tutto tanta comprensione e umanità. Perché io alla fine della mia ora torno a casa e la notte dormo, invece nelle famiglie con bambini autistici alla notte il lavoro continua. Sono cambiata negli anni, all’inizio avevo moltissima ansia da prestazione. Era giusto così, credo sia normale quando si è all’inizio. Si ha la voglia di dimostrare, ma così non c’è spazio per l’altro. In questo lavoro invece la prima cosa da fare è accogliere l’altro.”
Questo rappresenta pienamente la filosofia di ABAut: offrire supporto concreto e vicinanza. Nei primi interventi domiciliari, il focus è sull’ascolto attivo e sull’osservazione, senza giudizi. L’obiettivo è far comprendere alla famiglia che il percorso con la psicoterapeuta è un cammino condiviso, in cui si costruiscono insieme le priorità, passo dopo passo.
“Le resistenze vengono fuori più in là, quando si entra nel vivo del lavoro. Ci sono degli obiettivi da raggiungere e lì spesso la famiglia fatica. E qui ancora con gli anni ho capito che non si deve insistere ma che si devono affrontare diversamente. Sono convinta che non serva ribadire la propria posizione, qui nessuno ha la soluzione, e se emergono delle frizioni possono essere invece delle buone occasioni di lavoro. Quello che più mi interessa non è avere ragione, è produrre degli effetti.”
ABAut ha fatto di questo approccio la sua missione. I percorsi ABA mirano a potenziare le competenze adattive, comunicative e sociali delle persone autistiche, adottando un metodo basato su evidenze scientifiche e modellato sulle esigenze specifiche di ogni individuo.
“Trovo poco etico approcciarsi a una famiglia con un obiettivo predefinito su ciò che si vuole ottenere. Credo sia molto più importante riconoscere che ogni famiglia è un universo unico, con persone diverse, all’interno del quale c’è anche una persona autistica. Chi siamo noi per giudicare? Cosa sappiamo davvero della loro storia?
Fin da bambina ho sempre avuto poca tolleranza verso le azioni correttive imposte dall’esterno. Oggi, nel mio lavoro, non mi pongo in questa prospettiva: non voglio correggere nessuno. Il mio obiettivo è favorire il miglioramento e la crescita, aiutando ognuno a trovare il proprio metodo, quello che meglio si adatta alla sua realtà e ai suoi bisogni.”
