Il lavoro svolto durante le sessioni perché sia efficace non si deve fermare a quell’ora settimanale con il terapista. I bambini autistici vedono molti specialisti, i genitori li portano ogni giorno a fare delle specifiche attività. Un comportamento però è davvero acquisito solo se il bambino riesce a utilizzarlo nella vita quotidiana: a casa, a scuola, con amici e familiari. Per questo, la collaborazione attiva dei genitori è fondamentale: coinvolgerli nelle strategie e nei programmi educativi consente di rinforzare e sostenere le competenze acquisite anche al di fuori delle sessioni, favorendo una reale autonomia e continuità dell’apprendimento.
Abbiamo intervistato Ana, una mamma con due bambini autistici, che ci ha spiegato quanto sia importante partecipare attivamente alle sessioni.
Ana, raccontaci di Matei e Marcu.
Sono due bambini speciali. Matei è il mio primo figlio, ha nove anni, ed ha una forma di autismo importante, mentre Marcu ne ha sette e una forma di autismo lieve, riesce a comunicare e a farsi capire di più. Sono moldava, sono arrivata in Italia con mio marito nel 2017.
Perché hai scelto ABA?
Ho letto molto in internet e ho capito che era l’approccio migliore. Con Matei ho capito subito che c’era qualcosa che non andava e il neuropsichiatra mi ha parlato di autismo. Così ho cominciato a fare delle ricerche online e ad informarmi. Dall’età di 3 anni, Matei è seguito da Villa Maria. Poi ho cominciato contestualmente a fare delle sessioni private con l’approccio ABA. Mi è piaciuto subito il fatto che il bambino è seguito da un’equipe di professionisti e che il genitore non viene messo ai margini, ma coinvolto attivamente.

Partecipi alle sessioni?
Da un anno a questa parte, sì. La terapista mi ha coinvolta fin dall’inizio e io gli sono sempre stata vicina. Ho letto, mi sono informata, ho studiato, diventi un po’ il suo terapista h. 24. Sono convinta che ABA sia quasi una forma di vita, cioè se applichi quello che in piccole dosi viene fatto durante le ore di sessione, i risultati si vedono. Durante una sessione ABA, il terapista lavora in modo strutturato e personalizzato per insegnare nuove abilità e ridurre comportamenti problematici. Attraverso l’uso di prompt, fading e rinforzi positivi, il bambino viene guidato nell’apprendimento. Il terapista registra costantemente i dati per monitorare i progressi. E noi possiamo stare lì e osservare, imparare e riportare così tutto nella quotidianità.
Fammi un esempio
Matei per esempio quando voleva qualcosa, mi prendeva la mano e io dovevo capire. Non emetteva suono, non indicava. Quindi d’accordo con l’analista e la terapista, abbiamo spostato le cose che più gli interessavano, come i biscotti per esempio, in alto o in posti a lui non accessibili, così che lui potesse imparare ad indicare. E ha imparato! Poi abbiamo cominciato a mettere delle lettere sopra a questi oggetti, così che cominciasse ad emettere un suono preciso. Tutto ha un senso, ma serve costanza e continuità. Tutta la famiglia è coinvolta, è molto impegnativo e faticoso, ma i miglioramenti visibili ripagano di tutto.

La strategia del rinforzo aiuta?
Personalmente credo di sì. Con Matei seguiamo sempre questa regola e vedo che è una strategia efficace. Per esempio il premio più importante per una grande conquista per Matei sono i palloncini. D’altronde non è molto diverso con i bambini neurotipici, quella del premio è una strategia di sopravvivenza dei genitori. Con i bambini autistici è solo più funzionale.