Compie un anno Music4All, il laboratorio di musica nato nel giugno del 2024 da un’idea semplice ma potente: la musica è un diritto universale. Non serve saper leggere uno spartito, parlare fluentemente o avere particolari abilità tecniche per viverla e sentirla.
La musica è un linguaggio che appartiene a tutti.
Matteo Scapin, musicista, sound designer e producer, ne è profondamente convinto.
Da sempre innamorato della musica, dal 2020 ha iniziato a costruire un percorso che unisce tecnologia musicale e pedagogia speciale. E ha scelto il linguaggio che sente più vicino: la musica elettronica.

Come nasce il progetto Music4All?

Fin dall’inizio, Music4All è stato pensato per essere davvero accessibile, soprattutto per bambine e bambini nello spettro autistico.
Per farlo, ho lavorato su tre dimensioni: tecnologia, didattica e relazione.
Sul piano tecnologico, utilizzo strumenti digitali che rendono l’interazione musicale più semplice e diretta: superfici touch, controller MIDI, software visivi e intuitivi. In questo modo, anche chi ha difficoltà motorie o linguistiche può partecipare e creare, fin da subito, con soddisfazione.
Dal punto di vista didattico, ogni attività è su misura: strutturata ma mai rigida, prevedibile ma mai noiosa. L’improvvisazione è parte del gioco, perché la creatività ha bisogno di spazi sicuri per potersi esprimere. Uso segnali visivi, routine chiare e feedback sonori immediati per coinvolgere, rassicurare e stimolare.

Perché hai scelto la musica elettronica?

Uno degli aspetti più potenti della musica elettronica è la possibilità di costruire suoni e strutture musicali da zero, senza essere vincolati alle regole tradizionali della musica. Le ragazze e i ragazzi autistici che partecipano al laboratorio sono liberi di esprimersi come credono, io mi attengo solo agli obiettivi che mi vengono dati dai vari terapisti. La musica elettronica permette una certa espressione artistica, ma offre anche grandi occasioni di relazione, stimolazione cognitiva e inclusione sociale.

Cosa fanno durante il laboratorio Music4All?

A volte, la conquista più grande è già nel fatto che i ragazzi stiano insieme, in un contesto nuovo, e condividano emozioni attraverso la musica.
Ogni laboratorio ha una cornice riconoscibile, fatta di strumenti stabili, routine chiare e fasi ben definite. Ma dentro questa struttura, lascio che ci sia libertà. È lì che succede la magia.
La musica diventa un’esperienza sicura ma viva, che riduce l’ansia e accende la voglia di provare.

Quali strumenti utilizzate?

I controller MIDI, in particolare quelli con superfici tattili e layout personalizzabili, come il Novation Launchpad o l’Ableton Push, che permettono di suonare, comporre e manipolare suoni attraverso semplici gesti, luci e colori. Questi dispositivi sono molto efficaci per chi ha bisogno di un feedback visivo immediato o ha difficoltà con strumenti musicali tradizionali.

Come ti coordini con gli altri terapisti?

In ascolto. Sempre. Prima di iniziare un laboratorio con un bambino o una bambina, mi confronto con chi lo conosce davvero: insegnanti di sostegno, educatori, terapisti, genitori.
Raccolgo obiettivi, osservazioni, esperienze. Così la musica non resta qualcosa a parte, ma diventa parte integrante del loro percorso di crescita.
Durante i laboratori tengo vivo il dialogo con tutte le figure coinvolte, perché a volte un suono, un gesto, uno sguardo raccontano più di mille parole. E quando possibile, chiedo anche a loro di partecipare: come osservatori o facilitatori, per creare continuità e comunità.

Cosa ti emoziona di più durante i laboratori di Music4All?

Gli sguardi. Quegli sguardi, pieni di luce, che riescono a parlarmi anche senza parole.
Quando un ragazzo non verbale mi guarda e so che quel suono lo ha emozionato, che in quel momento ci siamo davvero incontrati e capiti… è lì che sento e realizzo il senso di tutto il mio lavoro. È la musica che ci ha fatto arrivare fin lì. Insieme.